Borse di studio: oltre al danno, la beffa!

Il Sindacato Indipendente degli Studenti e Apprendisti (SISA) ha preso atto con grande delusione, e anche con una certa rabbia, della decisione odierna della commissione scolastica di rinviare nuovamente il dibattito sul rafforzamento degli aiuti allo studio. Con questa decisione, il Gran Consiglio non potrà pronunciarsi in tempo utile per permettere agli studenti ticinesi e alle loro famiglie di beneficiare di un maggior sostegno a partire dal prossimo anno scolastico: si tratta di una scelta vergognosa e che non esitiamo a definire anche codarda.

Sì, codarda, perché l’ormai nota petizione promossa dal SISA e corredata da oltre 2200 firme giace sui banchi della commissione da ormai quasi un anno, eppure in tutto questo tempo “non si è ancora riusciti a trovare il tempo di fare gli approfondimenti necessari” a riparare il danno causato dai tagli degli ultimi anni. Ricordiamo che, a seguito delle misure di risparmio in questo ambito, le richieste accolte dall’Ufficio degli aiuti allo studio diminuirono di un quarto, mentre lo Stato riuscì a tagliare ben 5 milioni per questa spesa (soldi tutt’altro che “risparmiati”, dato che furono semplicemente accollati alle famiglie dei ceti medio-bassi). Solo la pressione esercitata dagli studenti aveva permesso di ottenere dei primi miglioramenti da parte del governo, mentre dal parlamento si attendeva ancora la decisione riguardo l’innalzamento del tetto massimo delle borse di studio, fermo da anni a 16’000 CHF mentre l’Ufficio federale di statistica stima un fabbisogno medio di 25’000 CHF.

In poche parole: oltre al danno, la beffa! Dopo aver tagliato ovunque possibile negli aiuti sociali e nel servizio pubblico (istruzione compresa), ora i deputati di PLR, PPD e Lega non hanno nemmeno il coraggio di dire pubblicamente di essere contrari ad un rafforzamento delle borse di studio, rinviando il dibattito ad un meno burrascoso periodo post-elettorale. Che dire? Le manovre elettorali dei partiti borghesi sembrano valere di più del diritto allo studio delle nuove generazioni, costrette ad aspettare in un angolo che i politicanti di turno decidano della loro sorte.

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