Studente ucraino del CSIA: si fermi il rimpatrio e si faccia chiarezza!

Il Sindacato Indipendente degli Studenti e Apprendisti (SISA) prende atto con viva preoccupazione di quanto sta accadendo allo studente del CSIA di origini ucraine. Occorre ricordare che l’intero nucleo familiare del ragazzo, provenienti dalla zona russofona del paese, si trova in stato di fermo a Zurigo, in attesa del rimpatrio forzato che dovrebbe avvenire in data odierna.

Quanto preoccupa il sindacato studentesco sono tanto le modalità con cui il ragazzo è stato prelevato quanto la grave situazione in cui versa il suo paese di origine: sono infatti ormai ben note le violenze e persecuzioni vissute dalla minoranza russofona in Ucraina, alle quali si uniscono le violenze inaudite e profondamente antidemocratiche nei confronti delle opposizioni politiche del paese e dei sindacati. In tal senso basta unicamente ricordare la strage di Odessa nella Casa dei Sindacati per comprendere le violenze consentite nel paese, nel quale la presenza di gruppi paramilitari e le modalità di eliminazione di vite umane ricordano lo squadrismo fascista e le violenze naziste.

Al contempo, il ragazzo in questione si è integrato con successo nel percorso formativo e nella realtà sociale della regione. Risultano perciò poco chiare le ragioni per le quali non è stato concesso il permesso di soggiorno e d’asilo alla famiglia, la cui situazione risulterebbe precaria, se non addirittura, seriamente in pericolo, qualora tornassero in Ucraina. Per il sindacato studentesco, tale decisione è quindi incomprensibile e lesiva dei diritti dello studente, in primis del suo diritto allo studio, un principio universale che deve valere per tutti i giovani, anche quelli provenienti da zone di guerra o da altri contesti socialmente fragili.

Per queste ragioni il SISA esprime tutta la propria solidarietà allo studente a rischio espatrio e alla sua famiglia, così come sostiene con decisione l’odierna mobilitazione degli studenti del CSIA. Allo stesso tempo, chiediamo che le autorità, facciano al più presto luce sulla vicenda, interrompendo la procedura di rimpatrio e adoperandosi per garantire i diritti dello studente e della sua famiglia.

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