Parità dei sessi? Bisogna scegliere la strada giusta.

Il 14 giugno del 1991 si è svolto il primo sciopero nazionale delle donne in Svizzera: mezzo milione di donne hanno scioperato per dimostrare che “se le donne vogliono, tutto si ferma” e per rivendicare una legge che stabilisse la parità dei sessi. Nel 1995 questa conquista è stata ottenuta, ma è purtroppo solo uno dei tanti passi che la società deve ancora fare per ottenere la vera parità tra i sessi. Nello sciopero del 14 giugno 2019 le donne vogliono lottare affinché la legge che stabilisce la parità dei sessi sia effettivamente rispettata e applicata in tutti gli ambiti della vita. Purtroppo, le disparità tra i sessi sono ancora molto evidenti: dalla scuola, al posto di lavoro fino alla non meno importante gestione della casa e della famiglia.

Per far sì che il cambiamento ci sia in tutti gli ambiti della vita, come anche nella coscienza delle persone, bisogna partire dalla radice del percorso di vita dei cittadini ed è perciò importante considerare la scuola e l’educazione come dei campi di lotta. Per questo motivo la presenza studentesca all’interno di questa importante mobilitazione delle donne è essenziale: le studentesse e gli studenti devono essere in prima linea per rivendicare misure concrete che vadano a sradicare dalla società e dall’educazione la mentalità patriarcale ancora molto forte e figlia di un contesto culturale che mercifica la donna.

Al giorno d’oggi l’educazione di genere non viene trattata adeguatamente nella scuola: è quindi ora indispensabile l’inserimento interdisciplinare di questa tematica per lottare contro la cultura sessista e gli stereotipi che vigono ancora nella nostra società. Infatti, nell’opinione comune emerge troppo spesso lo stereotipo secondo cui determinate capacità intellettuali sarebbero legate a un sesso: questo pensiero intralcia il percorso di quelle donne che scelgono uno studio tendenzialmente maschilizzato. Affinché questo stereotipo svanisca, nei programmi scolastici devono essere inserite anche le numerose figure femminili che hanno fatto la storia e che meritano di essere studiate per il loro contributo umanistico e scientifico apportato alla società.

Un altro aspetto centrale è quello del sessismo nelle scuole e nella vita comune, il quale è tuttora una realtà quotidiana: per progredire in tal senso è necessario dare reale seguito alla proposta avanzata dal SISA già nell’autunno del 2017, con cui si chiedeva l’inserimento di un mediatore indipendente all’interno delle scuole superiori. Questa figura permetterebbe alle ragazze, vittime di commenti sessisti e di differenze di trattamento all’interno della scuola, di segnalare un abuso da parte di un docente senza avere ripercussioni sul proprio percorso scolastico, così come di prevenire eventuali situazioni problematiche. Il DECS, a seguito dello scandalo avvenuto al liceo di Bellinzona, ha fatto un timido passo in avanti, introducendo la figura del mediatore, che è però anche parte del corpo docente. Tutto ciò è ancora insufficiente, in quanto questo tipo di sostegno e servizio dev’essere offerto da una parte indipendente che non ha interessi nel difendere un collega e l’immagine dell’istituto, altrimenti il potenziale di questa figura perde la sua ragione d’essere.

Infine, la mentalità sessista e patriarcale influenza fortemente anche la sfera sessuale delle ragazze: a scuola si dovrebbe trattare il tema dell’educazione sessuale con più libertà e senza distinzione tra i sessi, approfondendo i vari aspetti del tema come il nostro corpo, il piacere e la diversità.

Tutte queste lacune nel percorso scolastico trasmettono ai giovani messaggi e valori ancora influenzati dalla mentalità patriarcale e sessista, le quali acuiscono le disparità tra i sessi che al giorno d’oggi diventano ancora più evidenti, soprattutto nel mondo lavorativo.
È inconcepibile che al giorno d’oggi le donne, a parità di titolo di studio, continuino ad avere un salario dal 14% al 40% inferiore rispetto a quello degli uomini: uomini e donne devono avere diritto allo stesso salario a parità di diploma!

Per concludere invito tutta la popolazione a non seguire le discutibili paladine del femminismo mainstream: dobbiamo ricordarci che le ingiustizie tra uomo e donna sono un prodotto del sistema produttivo vigente, il quale nel corso della sua storia non ha fatto che riprodurre una cultura basata sulla supremazia maschile. Si rende perciò necessario per le donne lottare con tutte le fasce della popolazione che sono vittime dei soprusi e delle ingiustizie perpetrate dal sistema economico attuale: per riuscire ad ottenere un’uguaglianza di genere bisogna prima conquistare i diritti sociali che stabiliscono una vera uguaglianza sociale!

Lea Schertenleib


Questo articolo è apparso nel 6° numero de L’Altrascuola, pubblicato nel mese di marzo del 2019 (leggi qui l’intero giornale).


 

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