Verso un riformatorio cantonale? Non ci siamo.

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Il Sindacato Indipendente degli Studenti e Apprendisti ha appreso con molto rammarico la recente decisione da parte del legislativo cantonale di approvare la Legge sulle misure restrittive della libertà dei minorenni nei centri educativi. Già nel 2009 il sindacato si era espresso con toni negativi riguardo la decisione del Consiglio di Stato di lavorare per la costruzione di un riformatorio giovanile cantonale. Come allora, l’approvazione di questa legge prosegue nella stessa direzione e pare raccogliere il consenso di parte del panorama politico giovanile: i Giovani Liberali Radicali hanno addirittura esultato per l’approvazione della suddetta legge. A loro modo di vedere questa legge costituisce infatti “un tassello – oggi purtroppo mancante – da inserire in una pianificazione globale di tutto il comparto dei servizi e delle strutture socio educative del Cantone”.

In un contesto di politiche di austerità, dove i risparmi nei servizi fondamentali sono ormai la consuetudine e dove persino i tagli nell’educazione non sembrano preoccupare gli ambienti politici più influenti, ci sembra inappropriato stanziare fondi per un progetto che, sul lungo termine, non porterà alcun beneficio ai giovani così definiti “disadattati”, ritardando di fatto gli atteggiamenti criminosi.

Le misure disciplinari e la privazione della libertà non sono la soluzione ai problemi che possono innescarsi nei giovani ticinesi, al contrario aggravano la loro integrazione nella società (la stessa che in fondo crea questi disagi).

Compito fondamentale dello Stato è quello di integrare tutti i giovani, senza tener conto della loro origine socio-economica, nella società civile e democratica attraverso l’educazione pubblica. Dunque, se esistono disagi in una fetta della popolazione giovanile è anche a causa dello smantellamento della scuola pubblica, la quale per mancanza di fondi non riesce a tenere conto delle difficoltà sociali, culturali e economiche di questi ragazzi.

La criminalizzazione e la segregazione di questi soggetti da parte della società civile aggraverebbe la loro già difficile situazione, siccome essi vivranno in uno stato di discriminazione e non riusciranno ad inserirsi virtuosamente all’interno della società. Infatti una volta criminalizzati c’è la possibilità che questi giovani individui si aggregano a gruppi affini e altrettanto sensibili, dai quali possono sfociare ripetuti reati o persino di entità maggiore.

Per questo motivo ci opponiamo fermamente a questa legge (che nulla propone per risolvere il disagio sociale presente tra le fasce giovanili) e proponiamo che i fondi destinati alla realizzazione del “centro educativo chiuso per minorenni” (come viene eufemisticamente nominato quello che sarà il riformatorio cantonale) vengano utilizzati per rafforzare il sostegno psicologico all’interno delle strutture scolastiche e per la creazione di nuovi spazi extrascolastici, dando ai giovani la possibilità di poter affrontare i propri disagi adolescenziali all’interno di clima aggregativo, artistico-musicale e soprattutto socializzante.

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