“O la borsa o la vita!”: non si arresta l’attacco al diritto allo studio

Lo scorso settembre gli studenti ticinesi, mobilitatisi in massa su richiesta del SISA, hanno conseguito un’importantissima vittoria riuscendo a bloccare il tentativo di trasformare un terzo delle borse di studio in prestiti da restituire al termine della formazione. La situazione sul fronte degli aiuti allo studio non è però purtroppo migliorata: benché si sia riusciti ad evitare il peggio, gli ultimi dati dell’Ufficio cantonale di statistica non sono per nulla rassicuranti, anzi.

Le cifre fornite dall’Ufficio degli aiuti allo studio (UAST) confermano infatti la tendenza evidenziata dal sindacato già lo scorso anno (vedi il dossier “Restituzione delle borse di studio: un furto al nostro futuro!”, SISA, sett. 2016). Le recenti riforme nel campo delle borse di studio hanno purtroppo condotto a due preoccupanti fenomeni (evidenziati nel grafico a lato):

  • L’aumento dei rifiuti espressi dall’UAST in seguito alla domanda di un aiuto allo studio: la quota di richieste accolte è infatti diminuita di ben un quarto sull’arco di soli 5 anni, passando dal 62% del 2011 al 45% del 2016;
  • La diminuzione globale della spesa pubblica per gli aiuti allo studio: se nel 2011 il Cantone erogava borse e prestiti per circa 21 milioni di franchi, nel 2016 tale somma era ormai scesa a poco meno di 17 milioni (un vero e proprio taglio di 4 milioni agli aiuti allo studio, pari a circa il 20% della spesa totale in questo ambito).

Parallelamente la situazione sociale e occupazionale dei giovani ticinesi non è però certo andata migliorando: disoccupazione, precariato e indebitamento giovanili restano ampiamente diffusi, peggiorando ulteriormente le prospettive di tutti coloro che non riescono ad ottenere una borsa di studio. D’altra parte, le stesse università riversano sempre maggiori costi sulle spalle degli studenti, aumentando considerevolmente le rette accademiche.

Come se non bastasse, il Governo cantonale, invece di tornare ad investire nella formazione dei giovani, ha recentemente varato una nuova riforma fiscale composta essenzialmente da nuovi sgravi a pioggia per i superricchi. Invece di prendere i soldi dove ci sono, i nostri governanti ritengono più opportuno migliorare lo stato di salute delle finanze cantonali tagliando le prestazioni e gli aiuti a chi già è in palese difficoltà: un atteggiamento semplicemente criminale!

Ricattando di fatto i giovani ticinesi, il Consiglio di Stato si pone come un vero e proprio gangster: “o la borsa, o la vita!” sembra essere il nuovo mantra dominante. Ossia, o accetti di vederti diminuire gli aiuti sociali per poter sgravare i paperoni nostrani che produrrebbero “ricchezza e impiego”, o sarai confrontato con una crisi sociale e occupazionale ancora più acuta, dovuta alla partenza dal Ticino di questi facoltosi benefattori. Un ricatto che può essere smentito semplicemente osservando la situazione di numerosi cantoni d’Oltralpe, come ad esempio Zurigo, in cui l’aumento o il mantenimento del carico fiscale per le fasce più ricche della popolazione non ha causato alcun danno al tessuto economico né alcun ammanco nelle casse pubbliche (anzi, spesso proprio il contrario!).

Il successo raggiunto l’anno scorso ha dimostrato ancora una volta come la mobilitazione permetta di ottenere grandi risultati: ora è necessario tornare a lottare per il diritto di tutti i cittadini ad un’istruzione adeguata, combattendo i regali fiscali ai superricchi e rivendicando une revisione totale del sistema degli aiuti allo studio. A questo scopo il SISA sta elaborando una petizione che verrà sottoposta all’assemblea generale dei membri del prossimo 18 novembre: chiunque sia interessato a partecipare è naturalmente il benvenuto!

Zeno Casella


 

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