Appello per l’italiano (08.05.2013)

Onorevole Consigliere di Stato Manuele Bertoli,

 

nel corso di questi giorni più volte sono stati citati i valori svizzeri, o più in generale quel complesso di peculiarità che caratterizzano il nostro paese sotto il profilo storico, culturale e sociale. Dopo che, di recente, si erano già prodotte dicussioni concernenti le modalità d’insegnamento della civica nelle scuole, relative la discutibile proposta di rendere autonoma tale disciplina, il Granconsiglio ticinese ha investito ore in discussioni relative il trattamento obbligatorio del Salmo Svizzero nei programmi scolastici, a seguito della mozione inoltratata dal deputato democentrista Marco Chiesa, poi approvata.

Il Sindacato Indipendente degli Studenti e Apprendisti (SISA) si è già espresso in merito a tale decisione, definita ambigua, ben poco coerente sia sotto il profilo della didattica – in primis perché lesiva della libertà d’insegnamento e dell’autonomia didattica del docente (Legge della scuola, Art. 46) – sia sul piano di una sua reale utilità nell’ottica di educare alla conoscenza del paese e alla cittadinanza, cosiccome nel merito della questione della laicità – valore fondante dell’istituzione scolastica – dati i contenuti del Salmo in questione.

A differenza degli estensori della suddetta proposta siamo perfettamente consci che le problematiche che toccano la scuola pubblica ticinese e il Cantone nel suo complesso sono ben altre, come sono del resto ben altre le caratteristiche fondanti della nostra società: una di queste è certamente il plurilinguismo, con particolare accento sulla tutela delle minoranze linguistiche presenti in Svizzera, tra le quali vi è quella italofona.

Come avrà avuto modo di constatare, un’iniziativa popolare, lanciata – ironia della sorte – dagli stessi paladini della “svizzeritudine” che hanno appena finito di stracciarsi le vesti per il Salmo Svizzero, chiede che nei Grigioni venga troncato l’insegnamento dell’italiano nelle scuole elementari. Il signor Christian Aliesch (UDC) e gli altri iniziativisti vorrebbero così dare preminenza alla matematica, alla lingua madre e all’inglese.

Ciò lascia spazio a considerazioni che dovrebbero far riflettere il Governo ticinese, oltre che ovviamente Coira e Berna.

La proposta di cancellare l’italiano dalle scuole elementari grigionesi rappresenta un gravissimo attacco al plurilinguismo svizzero e alla considerazione di cui dovrebbero godere le minoranze linguistiche, dal momento che esso viene mosso in un Cantone in cui l’italiano è lingua ufficiale, e in cui vivono circa 15’000 persone suddivise in tre distretti italofoni.

original_06650040_Prima lezioneQualora una simile iniziativa dovesse tradursi in realtà, verrebbero a crearsi le precondizioni per lo sdoganamento dell’italiano come lingua di seconda fascia, anche sul piano nazionale, dando il via all’isolamento linguistico del Ticino.
Si tratterebbe inoltre di un segnale pericoloso anche nei confronti del Grigioni italiano, che non ha certo bisogno di approfondire il divario rispetto a Coira: dinanzi ad una simile eventualità è bene che vengano prese tutte le precauzioni del caso.

È altresì degna di nota la totale mancanza di sensibilità degli iniziativisti, che non soltanto danno evidente segno di non curarsi della questione del pluriliguismo, ma relegano la lingua di Dante ad un impiccio che a loro modo di vedere ostacolerebbe l’educazione degli allievi grigionesi: il fatto che simili impressioni circolino in Svizzera lascia intendere che lo statuto dell’italiano e dell’immenso bagaglio culturale che esso porta con sé, non siano sufficientemente valorizzati.

Come si può pensare che l’apprendimento di una lingua, uno degli esercizi di stimolo dell’intelligenza più alti che si possano concepire, risulti dannoso per l’apprendimento?

È piuttosto evidente, invece, che ancora una volta dietro disegni di questo genere, volti a sgretolare il profilo umanistico a vantaggio delle discipline cosiddette scientifiche, si celano interessi economici: tra gli iniziativisti è infatti presente anche un noto imprenditore nell’ambito delle tecniche medicali, che avrebbe verosimilmente vantaggio a poter disporre di allievi già tendenzialmente inquadrati nelle competenze utili al suo settore. Il tutto, un’altra volta, alla faccia di una scuola pubblica che dovrebbe educare persone capaci di pensiero critico e pronte a districarsi nella società, e non certo manodopera preconfenzionata al servizio dell’economia.

Il SISA, in conclusione, conta da sempre tra le proprie file studenti provenienti dal Grigioni italiano. Motivo ulteriore, questo, per manifestare grande sensibilità rispetto ad una tematica simile. Per questo, e in virtù di quanto esposto nel presente messaggio, chiediamo a lei, in qualità di ministro dell’educazione e di membro del Governo, di far sentire con forza la voce del Ticino e del Grigioni italiano, presso tutti i consessi all’interno dei quali si potranno operare forme di tutela nei confronti della nostra lingua e della scuola pubblica.

 

Cordiali saluti,

Per la Segreteria del SISA,

Janosch Schnider, coordinatore

Francesco Vitali, coordinatore

 

Bellinzona, 8 maggio 2013

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