Via l’economia dal “corso passerella”: al Governo non piace che i giovani siano capaci di pensare!

Il Sindacato Indipendente degli Studenti e Apprendisti (SISA) si associa ai docenti di scienze umane del Liceo di Bellinzona nel criticare la decisione del Consiglio di Stato di eliminare l’insegnamento della materia “economia e diritto” dal “corso passerella” che permette l’accesso agli studi universitari a chi ha conseguito una formazione professionale.

Benché soddisfatto della decisione di raddoppiare il numero dei posti del corso, che va ad attenuare la discriminazione nell’accesso agli studi universitari degli studenti titolari di una maturità professionale, il SISA non può condividere la scelta governativa di escludere questa materia dal piano di studi. La disciplina “economia e diritto” ricopre un ruolo centrale nel completamento conoscitivo che il corso è chiamato a compiere: per chi si avvia verso una carriera accademica – ma non solo – è fondamentale sviluppare un certo giudizio critico nei confronti della realtà e comprendere le dinamiche che muovono il sistema socio-economico attuale. Un’introduzione allo studio dell’economia si rende quindi indispensabile, specie se si considera la crescente importanza di questo campo del sapere e del suo dibattito interno nella determinazione delle condizioni di vita, di lavoro e di studio della popolazione mondiale.

Oltre a ciò, risultano del tutto assurde le motivazioni finanziarie che sembrano essere alla base della decisione del Governo: anche quando il preventivo per l’anno 2018 presenta un disavanzo di circa 7.5 milioni di franchi, per l’esecutivo sono necessari dei risparmi nella misura di soli 20’000-30’000 CHF annui. Purtroppo questo è solo l’ultimo caso di una preoccupante tendenza alla riduzione dell’offerta formativa nelle scuole ticinesi: ricordiamo a titolo d’esempio le riduzioni del 2015 e del 2017 dei corsi facoltativi e opzionali nelle scuole medie superiori e l’esclusione del 2014 del tedesco dal piano di studio di 15 indirizzi nelle scuole professionali di base.

Lo smantellamento della scuola pubblica è ormai divenuto del tutto indipendente dalla situazione finanziaria del Cantone e mostra ora il suo vero volto: l’obiettivo dei nostri governanti sembra essere quello di privare progressivamente gli studenti degli strumenti intellettuali per interpretare la realtà e per combattere le ingiustizie che vi si annidano. Volete farci smettere di pensare, ma non ci avrete mai come volete voi!

1 Comment

  1. Non è assoslutamente vero che al Governo non piace che i giovani siano capaci di pensare. Mi spiace che abbiate interpretato cosi male l’attuale situazione. Per l’attuale società dirigente nella pubblica amministrazione e non solo, coloro che sono in grado di pensare sono da combattere, non devono assolutamente ricoprire posti capaci di minare un sistema ormai fondato sulla mediocrità. Il dirigente ha ragione a prescindere (tranne alcuni casi isolati che piano piano vengono combattuti e affondati) e tutti i sottoposto, visto che saranno coloro che dovranno pagare di persona in caso di “problemi”, devono semplicemente applicare ed essere perfetti nell’inventare giustificazioni e scuse per salvare il “capo” senza però attendersi gratificazione o riconoscenza.
    La mia non è assolutamente una critica ma la constatazione di una situazione che tutti noi spesso viviamo.
    Il 12 giugno del 1871 Henri-Frédéric Amiel scriveva questo
    Le masse saranno sempre al di sotto della media. La maggiore età si abbasserà, la barriera del sesso cadrà, e la democrazia arriverà all’assurdo rimettendo la decisione intorno alle cose più grandi ai più incapaci. Sarà la punizione del suo principio astratto dell’uguaglianza, che dispensa l’ignorante di istruirsi, l’imbecille di giudicarsi, il bambino di essere uomo e il delinquente di correggersi. Il diritto pubblico fondato sull’uguaglianza andrà in pezzi a causa delle sue conseguenze. Perché non riconosce la disuguaglianza di valore, di merito, di esperienza, cioè la fatica individuale: culminerà nel trionfo della feccia e dell’appiattimento.
    Se andiamo avanti di questo passo ci arriveremo presto (in Italia già ci sono arrivati)

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