LiLu2: per discutere ci sono le sedi opportune? Magari!

La nota stampa diffusa venerdì dall’onorevole Bertoli porta il Sindacato Indipendente Studenti e Apprendisti (SISA) ad esprimersi nuovamente sulla questione del docente sotto accusa al LiLu2: ci lascia stupiti l’appello alla calma e alla discrezione formulato dal ministro dell’educazione, dal momento che si è giunti a tale tensione proprio a causa delle modalità d’azione del DECS e dei suoi rappresentanti. La direzione del LiLu2 non ha infatti certamente agito in modo da attenuare gli attriti e promuovere il dialogo tra le parti: la denuncia per diffamazione lanciata ai danni del docente appare come un vero e proprio tentativo di censura e di intimidazione, dal momento che le accuse da esso lanciate andavano proprio a criticare la condotta del Consiglio di direzione (al quale sono imputabili vari altri casi simili, mai giunti alle orecchie dei media).

Siamo inoltre quantomeno perplessi di fronte alle affermazioni del consigliere di Stato, il quale sostiene che “per discutere ci sono le sedi opportune”: magari ci fossero! Come abbiamo già avuto modo di rimarcare infatti le Assemblee studentesche non hanno alcun potere effettivo e non vengono minimamente considerate quando si tratta di questioni “da adulti”: concordiamo sul concetto di riservatezza in merito a particolari vicende personali, ma non tolleriamo l’estromissione dell’Assemblea dalle discussioni (e dalle decisioni!) in merito all’operato della direzione e alle principali problematiche della vita d’istituto.

Rimarchiamo inoltre come, coerentemente con il progetto della “scuola che verrà”, il DECS stia promuovendo (purtroppo non solo nella scuola obbligatoria) una maggiore autonomia d’istituto, secondo la logica della “libera concorrenza” tra istituti sancita dal concordato HarmoS. Tuttavia vediamo ora come tale autonomia venga messa in atto con forme e metodi organizzativi di stampo autoritario, dal momento che agli organi di conduzione, e in particolare al Consiglio di direzione, vengono affidati compiti di carattere sempre più “manageriale”: ad esso compete ormai direttamente la gestione del personale, trasferibile a piacimento, e di vari altri aspetti organizzativi di non trascurabile rilevanza (quali la gestione del budget, dei corsi e delle attività didattiche, ecc.). Ci chiediamo se Bertoli si stia rifacendo al modello di riforma scolastica italiano, la cosiddetta “Buona scuola” di Renzi, nel togliere potere alle istanze democratiche della scuola e nel conferire sempre maggiori poteri all’organo direttivo (il quale potrebbe a questo punto venir chiamato, perché no, Consiglio di amministrazione)…


Il SISA condanna con determinazione tale deriva mercantilista, causa di gravi violazioni dei diritti degli studenti (e in futuro probabilmente anche dei lavoratori) e dell’adozione di atteggiamenti autoritari da parte degli organi direttivi, e rivendica una scuola che sia amministrata con la massima partecipazione democratica delle sue componenti e con una una ampia condivisione di diritti e responsabilità tra di esse. Le scuole non possono essere considerate semplici stabilimenti industriali indipendenti, bensì come parti interconnesse di un vasto apparato di diffusione democratica del sapere e della responsabilità civile.

 

2 Comments

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    1. Gentile signore,
      Innanzitutto mi scuso per il ritardo nella risposta. Purtroppo al momento non siamo molto a conoscenza della situazione della SUPSI, non avendo membri all’interno di essa. Quello che ci sentiamo di rispondere è che purtroppo le politiche degli ultimi di anni di risparmi nella scuola e in particolare sui docenti hanno anche creato il fenomeno di sostituzione degli insegnanti indigeni con insegnanti stranieri (in particolare per quanto riguardo le materie scientifiche), proprio perché la professione del docente diventa sempre meno attrattiva e ciò non può che peggiorare la qualità della scuola pubblica. Per quanto riguarda gli studenti invece, possiamo constatare che le alte rette richieste per alcuni studi alla SUPSI stanno facendo da sbarramento a alla possibilità di conseguire questi studi per molti ticinesi. Questo tipo di politica andrebbe magari rivisto in favore di una più alta formazione dei giovani o delle persone in generale residenti in Ticino.

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