In arrivo una nuova riforma contro il servizio civile: il SISA sostiene il referendum!

A livello federale, è in atto una riforma del Servizio Civile, approvata già dal Consiglio degli Stati lo scorso settembre. Questa riforma prevede di aumentare a 150 il numero minimo di giorni di servizio e di introdurre un periodo di attesa di un anno per chi passa al servizio civile dopo aver terminato la scuola reclute. Essa comporta anche un accorciamento dei termini per prestare il servizio civile, oltre che un’intensificazione del ritmo dei periodi di servizio. Vi sono poi vari altri provvedimenti, volti a disincentivare chiunque voglia passare al servizio civile una volta iniziato il servizio militare. L’obiezione di coscienza, però, è un diritto che ogni cittadino svizzero può far valere in qualsiasi momento. Se un cittadino sviluppa un conflitto di coscienza a scuola reclute terminata, è fondamentale che egli possa far valere i suoi diritti senza essere penalizzato. Questo soprattutto se si considera che l’esercito svizzero continua a dimostrare la sua invalidità, come illustrano i continui abusi sulle reclute. Queste, tengo a ricordare, possono sempre fare affidamento allo sportello SOS Reclute del Sindacato Indipendente degli Studenti e Apprendisti (SISA).

Inoltre, se sempre più giovani decidono di passare al servizio civile, rendendosi conto della sua maggiore utilità rispetto al servizio militare, forse occorrerebbe piuttosto interrogarsi su cosa non funziona in quest’ultimo, piuttosto che rendere più difficile l’accesso all’alternativa e limitare così i diritti degli obiettori di coscienza.

Per quanto riguarda l’esercito, i suoi aspetti negativi sono innumerevoli. Al di là della considerazione sopra esposta riguardo all’utilità del servizio militare, l’esercito svizzero, in quanto collaboratore della NATO, rappresenta un ostacolo alla neutralità svizzera, punto cardine della cultura politica elvetica. Inoltre, in questo periodo di mobilitazioni giovanili in favore di politiche ambientali più efficaci e incisive, è buona cosa ricordare che l’esercito, come anche più in generale il commercio bellico, rappresenta un grande fattore inquinante. Una riduzione degli effettivi dell’esercito sarebbe quindi più che positiva!

Il SISA, oggi come in passato, si batterà con decisione contro questa nuova riforma del servizio civile e sosterrà il referendum che già sembra inevitabile. Occorrerà che tutto il sindacato e tutto il corpo studente si mobilitino per difendere l’obiezione di coscienza e contrastare il militarismo. Oltre a ciò, risulta evidente che un militante sindacalista, anche per meri motivi di coerenza con la sua attività politica e sindacale, debba rifiutare il servizio militare e preferire il servizio civile sostitutivo.

Luca Frei


Questo articolo è apparso nel 7° numero de L’Altrascuola, pubblicato nel mese di novembre del 2019 (leggi qui l’intero giornale).


 

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